Musicando
Venerdì 12 dalle 17:30 alle 19
Orari S.Messa
Prefestive: (sabato) 17.00 e 18.30
Festive: (domenica) 8.30 – 10.30
Giorni Feriali: 8.30
Lettera di don Flavio alle famiglie
Il gesto di Simeone che al tempio accoglie il bambino Gesù è anche l’icona più bella per la speciale vocazione della vecchiaia: presentare i bambini che vengono al mondo come un dono ininterrotto di Dio, sapendo che uno di loro è il Figlio generato nell’intimità stessa di Dio, prima di tutti i secoli.
La vecchiaia deve compiere questo gesto di Simeone e di Anna, prima del suo congedo. Deve, “rendere testimonianza ai bambini della loro benedizione” attraverso la loro iniziazione, bella e difficile, “al mistero di una destinazione alla vita che nessuno può annientare. Neppure la morte”.
Dare ai bambini “la realtà che hanno vissuto come testimonianza, dare il testimone. Noi vecchi, dice il Papa, siamo chiamati a questo, a dare il testimone, perché loro lo portino avanti”.
La testimonianza degli anziani è credibile per i bambini: i giovani e gli adulti non sono in grado di renderla così autentica, così tenera, così struggente, come possono fare gli anziani. Quando l’anziano benedice la vita che gli viene incontro, deponendo ogni risentimento per la vita che se ne va, è irresistibile. Nonèamareggiatoperchépassa il tempo e lui sta per andarsene: no. È con quella gioia del buon vino, che si è fatto buono con gli anni.
La testimonianza degli anziani “unisce le età della vita e le stesse dimensioni del tempo: passato, presente e futuro”. Perché loro “non sono solo la memoria, sono il presente e anche la promessa”.
È doloroso – e dannoso – vedere che si concepiscono le età della vita come mondi separati, in competizione fra loro, che cercano di vivere ciascuno a spese dell’altro. Le età della vita non sono in competizione tra loro.
E se l’umanità è molto antica, “se guardiamo al tempo dell’orologio”, il Figlio di Dio “è il Primo e l’Ultimo di ogni tempo”. Nessuno “cade fuori dalla sua eterna generazione,
fuori dalla sua splendida forza, fuori dalla sua amorevole prossimità”.
L’alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana. Dove i bambini, dove i giovani parlano con i vecchi c’è futuro; se non sarà questo dialogo fra vecchi e giovani, il futuro non si vede chiaro. Potremmo, per favore, restituire ai bambini, che devono imparare a nascere, la tenera testimonianza di anziani che possiedono la saggezza del morire?
“Questa umanità, che con tutto il suo progresso ci sembra un adolescente nato ieri, potrà riavere la grazia di una vecchiaia che tiene fermo l’orizzonte della nostra destinazione?”. La morte è certamente un passaggio difficile della vita, ammette, “ma anche il passaggio che chiude il tempo dell’incertezza e butta via l’orologio. Perché il bello della vita, che non ha più scadenza, incomincia proprio allora”.
Ma incomincia dalla saggezza di quell’uomo e di quella donna, anziani, che sono capaci di dare ai giovani il testimone. Pensiamo al dialogo, all’alleanza dei vecchi e dei bambini, dei vecchi con i giovani, e cerchiamo che non sia tagliato, questo legame. Che i vecchi abbiano la gioia di parlare, di esprimersi con i giovani e che i giovani cerchino i vecchi per prendere da loro la saggezza della vita.
nell’ascolto di ogni persona nella sua concreta situazione di vita. Con chiarezza le Chiese che sono in Italia hanno messo in luce la necessità di porsi in ascolto dei giovani, che non chiedono che si faccia qualcosa per loro, ma di essere ascoltati; delle vittime degli abusi sessuali e di coscienza, crimini per cui la Chiesa prova vergogna e pentimento ed è determinata a promuovere relazioni e ambienti sicuri nel presente e nel futuro; delle vittime di tutte le forme di ingiustizia, in particolare della criminalità organizzata; dei territori, di cui imparare ad accogliere il grido,
grazie all’apporto di competenze specifiche e all’impegno di “stare dentro” a un luogo e alla sua storia. L’ascolto chiede di far cadere pregiudizi, di rinunciare alla pretesa di sapere sempre che cosa dire, di imparare a riconoscere e accogliere la complessità e la pluralità.
Un ascolto autentico è già annuncio della buona notizia del Vangelo, perché è un modo per riconoscere il valore dell’altro, il suo essere prezioso. L’ascolto è allora tutt’uno con la missione affidata alla Chiesa ed è principio e stile di un’assunzione di responsabilità per il mondo e per la storia. Una particolare attenzione in questo ascolto deve essere riservata alle situazioni di povertà: è a partire da qui ed è con i poveri del mondo che le nostre comunità devono poter delineare il cammino per il Terzo millennio. Resta chiaro che la finezza dell’udito viene pian piano plasmata dalla Parola del Signore che apre l’orecchio e spalanca il cuore. L’autentico ascolto della Parola è l’antidoto contro il ripiegamento su di sé, la via verso una presenza incisiva nella realtà sociale e verso una crescente condivisione. In radice, l’ascolto della Parola e l’ascolto della vita sono il medesimo ascolto, perché il Signore si lascia incontrare nella vita ordinaria e nell’esistenza di ciascuno, ed è lì che chiede di essere riconosciuto. Di qui l’esigenza, unanimemente sentita, dirimettere al centro la Parola, immaginando percorsi di crescita in questa dimensione e investendo su figure che sappiano accompagnarli.